Secondo Vattimo, "la tesi teorica di Sokal e Bricmont si limita
a sostenere che `il miglior modo di spiegare la coerenza
della nostra esperienza è di supporre che il mondo esterno
corrisponda, almeno approssimativamente, all'immagine che di
esso ci offrono i sensi'". Ma questa non è affatto la nostra
tesi principale; è piuttosto un'osservazione preliminare, e
peraltro banale, che riassume una breve analisi del solipsismo
e dello scetticismo radicale, dottrine che consideriamo
inconfutabili ma prive di interesse. Se qualcuno si accanisse
a sostenere che l'unica cosa che esiste nell'universo è la
propria mente, o che il mondo esterno esiste ma è impossibile
averne una qualsiasi conoscenza (anche approssimativamente)
affidabile, non ci sarebbe alcun modo di convincerlo del
contrario. Ma non abbiamo mai incontrato un solipsista o uno
scettico radicale sincero, e dubitiamo che ne esista uno. Il
rifiuto pratico di queste dottrine è obbligatorio non solo per
il fisico o il biologo, ma anche per lo storico, l'idraulico
e per ogni essere umano nella sua vita quotidiana.
Siamo comunque d'accordo con Vattimo quando osserva che "la
conoscenza non è mai puro rispecchiamento disinteressato del
`dato'". Ma da qui all'affermazione che "sarà lecito legare
la conoscenza alle aspettative, interessi pratici, modi di
pensare sociali storicamente mutevoli" c'è un salto notevole,
e inoltre una forte ambiguità: si tratta di un'osservazione
descrittiva oppure normativa? Se Vattimo vuole asserire che
studiamo il mondo naturale e sociale in parte motivati da
scopi pratici, nessuno avrà da ridire. Ma se sostiene che
la veridicità o la falsità delle nostre teorie scientifiche
sia anch'essa legata a interessi pratici, non possiamo
che essere in profondo disaccordo. La superconduttività ad
alta temperatura ci interessa per diversi motivi -- alcuni
teorici, altri pratici -- ma la validità delle nostre teorie
della superconduttività è determinata dalla corrispondenza o
meno delle loro previsioni con il comportamento dei materiali
superconduttori, non dai nostri "interessi". I militari hanno
interesse al buon funzionamento delle loro armi nucleari; noi
preferiremmo che non funzionassero mai. Ma questi interessi
opposti sono irrilevanti per la questione della validità o
invalidità delle teorie di fisica nucleare che sono alla base
della progettazione delle armi.
Sono assai frequenti oggigiorno le proposte di ridefinire
il concetto di "verità" -- tradizionalmente intesa come
corrispondenza tra affermazione e realtà -- per significare
semplicemente l'utilità oppure l'accordo intersoggettivo. Ma
queste ridefinizioni radicali non funzionano. Sarebbe certamente
utile far credere alle persone che se guidano in stato di
ubriachezza andranno all'inferno o moriranno di cancro, ma
questo non basta per rendere vere queste affermazioni (almeno
nel senso in cui le persone di madrelingua italiana intendono
abitualmente la parola "vero"). In altre epoche la gente
concordava nel dire che la Terra fosse piatta, ma sappiamo
ora che sbagliava. Né utilità né accordo intersoggettivo
sono equivalenti a verità. Inoltre queste ridefinizioni
non riescono neppure, come vorrebbero, a soppiantare la
concezione tradizionale di verità. Dire che qualcosa è utile
(per un determinato scopo) è già un'affermazione oggettiva
(dev'essere realmente utile per lo scopo dichiarato) che si basa
implicitamente sulla nozione di verità come corrispondenza. Lo
stesso vale per l'accordo intersoggettivo: dire cosa pensano le
(altre) persone è un'affermazione oggettiva che descrive una
parte del mondo (sociale) "così come è".
Se insistiamo tanto sulla distinzione analitica tra essere vero ed essere considerato vero, è appunto per condividere il desiderio di Vattimo che la scienza "non sia presa sempre come la verità". Ma per mettere in discussione le opinione prevalenti, è essenziale tenere a mente che anche un largo consenso può indurre in errore: che esistono fatti indipendenti dalle nostre affermazioni, e che è nel confronto con i fatti (nella misura in cui possiamo accertarcene) che queste ultime devono essere valutate.